EDITORIALE
di Giusi Mainardi

Quale vino per i giovani?

La domanda posta nel titolo non intende auspicare la creazione di un particolare tipo di vino.
Non manca un vino speciale da bere, anche se si sente spesso affermare che bisognerebbe produrre un vino con delle caratteristiche organolettiche tali da piacere ai giovani. Manca invece un vino da pensare. Manca per molti giovani la possibilità di conoscere il vino poliedrico e attraente, esistente in mille tipologie che spaziano dai bianchi ai rosati e ai rossi, dai tranquilli ai mossi e ai frizzanti, dai leggeri ai più corposi, passando per una magnifica serie di colori, di profumi, di gusti.
Troppo spesso i giovani vengono considerati come entità imprevedibili o misteriose, quasi appartenenti ad un altro pianeta.
Allora ci si interroga: "I nuovi modi di vivere possono andare d'accordo con una bevanda millenaria come il vino?"
Da almeno 5000 anni il vino si trova continuamente confrontato con le mode, con i giovani del momento. Se il vino non avesse attraversato i secoli portando in sé qualcosa di speciale, sarebbe stato da gran tempo dimenticato.
Nel corso dei millenni, nonostante le differenze storiche, culturali, geografiche, gli uomini hanno stabilito dei legami simbolici con il vino che si sono mantenuti costanti.
Sono solidi legami dalle radici profonde: forza, vita, sacralità, socialità, iniziazione, verità, gioia, convivialità, amicizia. Per citarne solo qualcuno.
I giovani sono coinvolti e attratti da questi forti simboli. Da una recente indagine condotta dall'Osservatorio Permanente sui Giovani e l'Alcol risulta che quando si avvicinano al vino, lo fanno proprio secondo questi antichi, universali canoni.
E' innegabile (ed è fortunatamente inevitabile) il fatto che la cultura sia dinamica, e quindi caratterizzata da cose che restano e da cose che cambiano. Il valore simbolico del vino è una delle cose che restano da millenni, cambiano invece molte cose con cui il mondo del vino si deve confrontare.
E' su questo confronto che bisogna operare ed è questo confronto che va mantenuto vivo e non statico.
La prima cosa da fare per trasmettere un messaggio "ai giovani" è credere che il vino ha veramente un'anima e un'identità straordinaria.
E' importante che le nuove generazioni scelgano su basi paritarie il vino, rispetto ad altre bevande che sembrano aver imboccato il canale che va dritto al loro immaginario.
Queste basi non si costruiscono cercando di omologare il vino agli altri prodotti, ma facendolo conoscere per quello che è: una bevanda affascinante, mitica, varia. Non deve esistere l'imbarazzo nell'esprimere una preferenza, né l'accettazione di un'immagine difficile del vino, determinata da auctoritas e riservata ai soli esperti. Questo fa sentire il vino estraneo e lontano. Bisogna scoprire invece che la personalità di un vino può accordarsi con la propria. Si deve accendere la curiosità.
Fortificare l'immagine del vino nella civiltà del terzo millennio non significa creare un prodotto nuovo, un vino creato apposta per i giovani, ma permettere che essi possano "pensare il vino" e che a questo siano positivamente educati.