LA BIBLIOTECA OICCE

AA.VV.
BAROLO
Regione Piemonte, Torino, 2000, pp. 191

Il Barolo costituisce il principale testimone della prestigiosa realtà vinicola piemontese. Considerata la grande importanza di questo vino, la Regione Piemonte, nell'ambito del Piano vitivinicolo nazionale, ha avviato nel 1994 un grande progetto per la sua caratterizzazione.
Sono state chiamate a collaborare a questo studio le Istituzioni Scientifiche e gli Enti vitivinicoli operanti in territorio piemontese.
In questo libro sono presentati i risultati degli studi condotti in questi sei anni nell'area di produzione del vino Barolo DOCG. E' una superficie di 1200 ettari, estesa sugli 11 comuni della Langa cuneese, in ambiente collinare, con altitudine tra i 200 e i 550 metri.
I risultati degli studi sugli aspetti del clima e del territorio hanno diviso l'area in nove "Unità di Terre", vale a dire nove gruppi di terre distinte per tipo di suolo, aspetto e composizione del terreno, clima, vegetazione e attività dell'uomo.
In merito al vitigno, all'interno della varietà Nebbiolo da Barolo sono stati individuati quattro gruppi: due riferibili alle tradizionali sottovarietà Michet e Rosè, mentre la sottovarietà Lampia è composta da un biotipo a foglia più intera e da uno a foglia più incisa.
Partendo dalla tradizionale suddivisione delle colline dove nasce il Barolo, sono state definite 15 sottozone da studiare, nomi che definiscono crus celebri in mezzo mondo. Presso la Scuola Enologica di Alba, per ciascuna delle 15 zone è stata vinificata, in condizioni assolutamente identiche, una partita di dieci quintali di uve Nebbiolo.
La degustazione effettuata da un panel addestrato di esperti del settore ha mostrato la difficoltà di poter attribuire con sicurezza un vino ad una specifica sottozona. Dato che il periodo studiato è relativamente breve, si stima consigliabile una certa cautela nel trarre conclusioni definitive sull'attribuzione di una maggiore o minore stabilità di caratteri dei vini nelle diverse zone. A questa uniformità "d'eccellenza" concorrono indubbiamente l'area ristretta, le caratteristiche ambientali relativamente costanti, l'unicità del vitigno.
Le osservazioni sulle annate in esame indicano che le diversità fra i Barolo in commercio esistono, ma sono solo in parte da attribuire alla sottozona dalla quale provengono. Il fattore principale a determinare caratteristiche differenti è legato strettamente all'intervento del produttore. Il libro è particolarmente interessante per l'imponente raccolta dei dati rilevati, che sono presentati in modo chiaro e preciso.

Carlo Zambonelli , Vincenzo Tini , Lorenzo Castellari
GUIDA ALL'USO DEI LEVITI SELEZIONATI IN ENOLOGIA
Calderini, Edagricole, Bologna, 2000, pp. 114 (Lire 30.000 ­ Euro 15,49)

Questo testo vuole presentare ai tecnici gli elementi utili per l'impiego dei lieviti selezionati di cantina. E' un libro dedicato in modo particolare agli enologi e agli studenti.
Il libro è diviso in tre parti. La prima parte prende in esame i lieviti e descrive i metodi utilizzati per la loro selezione. La seconda parte affronta i rapporti tra le caratteristiche del lievito selezionato e quelle del vino per la cui produzione è stato impiegato. La terza parte fornisce le istruzioni sulle modalità di utilizzo dei lieviti selezionati nella pratica corrente.
Il testo è agile e preciso, anche se in certi punti sunteggiato in modo eccessivo. Ad esempio i lieviti autoctoni sono trattati in una paginetta, le recenti ricerche sulla ingegnerizzazione dei lieviti sono presentate in 18 righe e l'intero capitolo intitolato "I lieviti per i vini frizzanti" ha la lunghezza di appena 14 righe. La brevità del testo non consente sempre di avere un quadro esaustivo per tutti gli argomenti presentati.
Altre carenze rilevabili sono la mancanza dell'indice alfabetico degli argomenti trattati e delle indicazioni bibliografiche divise per argomento, che avrebbero potuto permettere al lettore di fare autonomamente i necessari approfondimenti.
Si tratta in conclusione di una guida pratica, utile nelle cantine che utilizzano lieviti commerciali.

Maurizio Viroli,
Dan Vittorio Segre
DI BOSCA IN BOSCA
THE BOSCA STORY
Centro per la Cultura e l'Arte Luigi Bosca, Canelli, 2000, pp. 123

Due autori d'eccezione per scrivere la storia e l'apologia di una delle case vinicole più antiche di Canelli, pubblicata contemporaneamente in Italiano e in Inglese.
Maurizio Viroli insegna Teoria Politica a Princeton. Dan Vittorio Segre dirige l'Istituto di Studi Mediterranei dell'Universià di Lugano.
La prima parte ("La saggezza del vino" di Maurizio Viroli) è una breve introduzione ai simboli del vino, principalmente interpretato nei termini della fertilità e della rinascita. Pur non presentando particolari tratti innovativi nelle citazioni utilizzate e nell'analisi, è indubbiamente di piacevole lettura.
La seconda parte ("Un'azienda attraversa i secoli" di Dan Vittorio Segre) è più articolata e suddivisa in brevi sottocapitoli che tracciano la storia dell'azienda Bosca a partire dalla fine del XVIII secolo, quando la vita della campagna a Canelli era ancora regolata dagli usi descritti negli Statuti cittadini medievali, fino alle ultime innovazioni che hanno portato alla creazione di nuove bevande alternative a base di vino e cereali.
Il motivo conduttore è la presentazione della tendenza verso la novità, verso la ricerca di nuovi mercati, di nuove aree di esportazione, di nuovi prodotti. La lunga storia della Bosca, segnata da continui rapporti col contesto nazionale ed internazionale, può essere letta come un documento significativo per disegnare il complesso quadro della storia enologica piemontese dell'ultimo secolo.

Council of Europe
NATURAL SOURCES OF FLAVOURINGS
Report n.1
Council of Europe Publishing, Strasbourg, 2000, pp. 276
Euro 52,59

Il primo volume della IV edizione del "Blue Book" del Consiglio d'Europa è stato pubblicato nel 1992 ed ha trattato delle sostante aromatizzanti definite chimicamente.
Il Comitato di Esperti delle Sostanze Aromatizzanti ora è impegnato in una grande revisione per un sano uso alimentare di oltre 600 fonti di aromi naturali. Le conclusioni saranno pubblicate in un prossimo testo.
Dato il considerevole tempo richiesto per completare questo lungo lavoro, il Consiglio d'Europa ha deciso di pubblicare ad intervalli regolari le fasi di avanzamento dei lavori.
Questo libro è quindi il primo dei rapporti intermedi e presenta la valutazione del comitato di esperti per 101 fonti naturali di prodotti aromatici.
Il concetto di "fonte naturale di aromi" è quello di un materiale vegetale o animale che può essere consumato normalmente come alimento, ma che può anche non essere una fonte normale di cibo, dal quale si possono ottenere degli aromi.
Nel volume il comitato di esperti ha in particolare preso in esame vegetali che si utilizzano normalmente allo stato naturale o secco, con l'eccezione di alcuni prodotti speciali, come ad esempio la vaniglia, che subiscono un processo tradizionale prima del consumo.
I prodotti descritti sono elencati in ordine alfabetico, da Acer saccharum Marsch (Acero nero) fino a Zea mays L. (Granoturco), passando per il sandalo bianco, il mango, la gardenia e la viola.
Per ogni fonte di aromi si forniscono indicazioni precise sulla parte da utilizzare, i costituenti chimici principali, gli eventuali dati medici o tossicologici e la bibliografia principale.
Si tratta di un volume di essenziale importanza per gli utilizzatori di erbe aromatiche o medicinali. Per la sua consultazione è comunque necessaria una buona conoscenza di base dell'argomento.

Daniele Dellavalle, ed altri
ANTEPRIMA VENDEMMIA 2000
Il controllo della maturazione dell'uva
Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte, Torino, 2000, pp. 87


L'associazione Vignaioli Piemontesi e la Regione Piemonte hanno presentato i dati del controllo di maturazione dell'uva rilevati per il 2000 nel grande "vigneto Piemonte".
L'annata meteorologica è stata seguita utilizzando le stazioni di misura della Rete Agrometeorologica regionale. A conferma dell'andamento ormai evidente del riscaldamento globale del pianeta e della progressiva tropicalizzazione del nostro ambiente, anche quest'anno il Piemonte ha assistito al verificarsi di eventi estremi, con un epilogo drammatico a metà ottobre, che ha provocato gravose conseguenze sull'uomo e sull'ambiente. La primavera capricciosa e l'estate impazzita hanno però portato ad una grande vendemmia per tutte le varietà. Nella produzione si è verificato una calo quantitativo del 10%, accompagnato però da alti livelli di qualità.
In particolare per i rossi più celebri della regione, Barbera, Nebbiolo e Grignolino, la vendemmia del 2000 è stata una grande annata. La sanità delle uve è risultata praticamente perfetta, la concentrazione di zucchero elevata, l'acidità equilibrata.
L'equilibrio acido favorevole, il lento e regolare processo di maturazione delle uve, oltre all'ottima colorazione delle bucce, fanno prevedere per i grandi vini rossi piemontesi una grande struttura e una particolare eleganza.
I principali vitigni coltivati in Piemonte e alcuni tra i più interessanti vitigni "minori" sono presentati nel testo con una breve descrizione delle caratteristiche generali, seguita da indicazioni sull'andamento dell'annata e da una tabella riassuntiva in cui viene espressa una valutazione delle uve rispetto ad alcuni parametri di qualità. Per il Moscato, la principale varietà aromatica piemontese, sono stati espressi ottimi giudizi anche sul quadro aromatico.
Nella parte finale della pubblicazione si trovano alcune tabelle che indicano l'andamento della maturazione di varietà presenti in due vigneti sperimentali. Tra i molti vitigni studiati per verificare quali siano i più adatti agli ambienti piemontesi ci sono ad esempio Bussanello, Chenin blanc, Incrocio Manzoni 6.0.13, Roussanne, Sauvignon blanc, Albarossa, Cabernet Sauvignon, Syrah e Teroldego.