CORSI, CONVEGNI E INCONTRI

 

OICCE a VINEXPO 2001

L'undicesima edizione di Vinexpo ha visto riuniti sulle rive del lago di Bordeaux 2400 espositori provenienti da 43 paesi. Sono stati 55mila i visitatori professionali fra importatori, rivenditori, gestori di ristoranti, sommeliers, responsabili dei reparti bevande delle grandi unità di vendita, responsabili di duty free.
L'area espositiva complessiva era di 90.000 mq. Le aziende produttrici di vino e alcolici hanno occupato con i loro stand una superficie di 40.530 mq, il 4,8 % in più rispetto al 1999.
L'Italia, con 3211 mq di area espositiva, è ancora una volta il Paese più rappresentato dopo la Francia. È seguita dalla Spagna (2800 mq) e dagli USA (1489 mq).
In merito all'estensione occupata dalle regioni francesi, al primo posto troviamo la regione Bordeaux-Gironda seguita dalla Borgogna, dalla Champagne e dal Languedoc-Roussillon.
Si è segnalato un considerevole aumento dell'area occupata dai Paesi del Sud America, in particolare il Cile e l'Argentina.
Il Club des Marques, lo spazio dedicato ad importanti aziende internazionali, ha ospitato 14 società fra cui due nuove.
I nuovi partecipanti dimostrano la crescita dell'enologia di Oltreoceano: sono infatti Concha y Toro (Cile) e Kendall Jackson (USA). Il Messico e la Thailandia hanno fatto la loro prima comparsa al salone.
La precedente edizione della fiera era stata caratterizzata dalle curiosità rappresentate da prodotti commemorativi per quello che doveva essere il mitico "Anno 2000".
Per il 2001 si sono segnalate due tendenze che rappresentano bene l'evoluzione della società all'inizio del terzo millennio. Da un lato la sensibile presenza di prodotti biologici e di vini ottenuti dalla viticoltura integrata, dall'altro la nuova frontiera di Internet e l'apertura di un nuovo spazio riservato ad aziende che hanno creato un sito "business to consumer" per il settore del vino e degli alcolici.

L'appuntamento internazionale di Bordeaux è stato anche occasione di convegni, degustazioni, concorsi, conferenze. Si è parlato di e-commerce nel settore di vino e alcolici, di informazione del consumatore su alcol e salute, dell'avvenire della professione del sommelier.
Fra gli appuntamenti molto seguiti, le otto Degustazioni-Atelier, organizzate da Slow Food, dedicate all'abbinamento dei vini e dei prodotti gastronomici tipici di diverse regioni del mondo.

La forte presenza italiana

Molte aziende italiane sono convinte delle opportunità offerte da questo salone internazionale. Non a caso l'Italia è il secondo paese rappresentato alla fiera, anche se si tratta di una presenza di gran lunga inferiore a quella della Francia: lo spazio occupato dalla nostra nazione è infatti equiparabile a quello della sola Borgogna.
Sono molti i motivi che spingono a partecipare a Vinexpo. In gran parte sono comuni a tutte le aziende presenti.
Il dr. Emilio Pedron, Amministratore Delegato del Gruppo Italiano Vini, ritiene che questa fiera sia un buon punto di osservazione per verificare i sempre più vasti interessi che ruotano intorno al mondo del vino. Nella sua impressione generale, Pedron ha rilevato una certa staticità della Francia, escluse poche realtà, a paragone di un'Italia molto dinamica: "L'Italia sta attraversando dei momenti buoni - ha detto l'alto dirigente del GIV ­ è importante non disperdere le forze e reinvestire nei vigneti e in tecnologie".
La dinamicità dell'Italia si dimostra in questa edizione della fiera, con la straordinaria affermazione dei vini del Sud della nostra penisola. I grandi passi compiuti sia dal punto di vista della qualità dei prodotti, sia a livello di immagine, stanno ricevendo ampio consenso.
Vinexpo costituisce un'occasione molto interessante per incontrare i buyers del mercato internazionale.

E' questa l'opinione del dr. Giovanni Minetti, Direttore della storica azienda piemontese Tenimenti di Barolo e di Fontanafredda. Minetti ritiene che il momento in cui la fiera si svolge, a metà dell'anno, consente di tracciare già un bilancio dei primi mesi, permettendo un'analisi dell'andamento dei mercati e offrendo un'opportunità di verifica e di previsioni per il secondo semestre.
È convinzione di molti altri partecipanti italiani, ascoltati nel corso dello svolgimento del salone, che Vinexpo sia un momento di convergenza ottimale per quanto riguarda i contatti internazionali, la specializzazione e la qualificazione dei visitatori. Si dice anche che la sua localizzazione in Francia, nazione strategica per il settore enologico, è uno dei motivi essenziali del successo di questa fiera a livello mondiale.
Una buona scelta, a detta di tanti intervistati, è la cadenza biennale che permette tra l'altro di presentarsi con maggiori novità. Naturalmente la fiera deve essere preparata con buon anticipo già dall'Italia. Non si può partecipare contando solo sui contatti casuali. E' molto difficile ottenere dei risultati senza una preventiva programmazione.
C'è quindi chi ha preparato con cura, già in Italia, non solo la presenza in fiera, ma anche i momenti di relax che seguono la chiusura delle affollate corsie.
Ad esempio i Bologna di Rocchetta Tanaro, insieme alla Marco Felluga di Gradisca d'Isonzo, hanno affittato nei dintorni di Bordeaux una villa dove ogni sera della fiera hanno ospitato i loro clienti con cene di autentica anima piemontese e friulana, preparate da chef di queste regioni, con prodotti tipici portati appositamente dall'Italia.

"Aliénor": dodici vini
nel segno di un'antica regina

Dodici donne, dodici vini e un'antica regina. Sono dodici donne, ognuna delle quali cura la produzione di una differente e prestigiosa denominazione d'origine del Bordolese: Saint Emilion, Pomerol, Canon-Fronsac, Côtes
de Bourg, Entre-deux-mers, Pessac-Léognan, Graves rouge, Pauillac, Margaux, Moulis, Cadillac, Sauternes-Barsac.
Queste produttrici hanno dato vita ad una originale associazione ed hanno scelto di riunirsi sotto il nome di "Aliénor" che è quello di una eccezionale figura femminile della loro regione. Si ispirano infatti ad Eleonora d'Aquitania, antica regina dall'affascinante ed energica personalità.
Hanno scelto un marchio molto femminile, costituito da un bicchiere slanciato, sul quale è posato un cappello a tesa larga elegante e festoso.
Françoise de Wilde di Château Ripeau (Saint Emilion), presidente dell'associazione, dice che le Aliénor si sono unite per coniugare al plurale il loro amore per la terra e per il lavoro eseguito con arte. Ognuna di loro ha naturalmente i propri canali di mercato e mantiene la propria indipendenza commerciale. Tuttavia l'associazione promuove sempre tutti insieme i dodici vini. A questo fine è stata ideata la "Cassa Aliénor" che propone una passeggiata fra le denominazioni bordolesi, ripartite egualmente fra la riva destra e la riva sinistra della Garonna. La cassa in legno comprende due grandi vini liquorosi, due grandi bianchi secchi, otto grandi Bordeaux rossi. Le iniziative dell'Associazione sono organizzate soprattutto in Francia, ma importanti uscite sono state realizzate in Belgio, in Giappone, in Cina, in Malesia. Il loro nome è stato affiancato all'opera di grandi chef e di importanti nomi della Haute Couture.
Il loro senso di unione e collaborazione si è mostrato anche durante Vinexpo, con l'organizzazione di una raffinata degustazione che proponeva tutti i loro vini.

Il fascino dorato del Sauternes

Se Vinexpo è occasione per presentare qualche novità, questo appuntamento viene colto anche come opportunità per valorizzare le più celebri realtà della produzione vinicola. Così è per l'eccezionale Sauternes, che ormai per tradizione si degusta in una intera giornata della fiera, in luminose sale decorate con fiori splendidi, su tavole apparecchiate con grande eleganza. Sono cinque comuni per questa denominazione. I due più famosi sono Sauternes e Barsac. In questa edizione del 2001 sono state proposte in assaggio le annate dal 1995 al 1999, presentate da 48 produttori e legate ai nomi di Château noti in tutto il mondo. Questo è un vino pregiatissimo, da un ceppo di vigna se ne ricavano da uno a tre bicchieri, le bottiglie hanno prezzi proibitivi e sono aperte con venerazione.
Una molteplicità di aromi distingue il Sauternes: miele, tiglio, albicocca, vaniglia, pesca. È consigliato come aperitivo, in abbinamento classico con il foie gras, ma anche con asparagi, anguille all'aglio, faraona al miele di acacia, rana pescatrice ai porri, con i formaggi come il bleu, il Roquefort, i formaggi di pecora dei Pirenei, le torte alle mele e ai fichi.

Nuove prospettive vitivinicole
per l'Ungheria

L'Ungheria si è mostrata una fra le nazioni più propositive di Vinexpo 2001. Questo è forse un riflesso del forte rinnovamento dell'enologia ungherese, che ha conosciuto negli ultimi anni una straordinaria affermazione.
Nelle sue 22 regioni vinicole l'Ungheria produce quattro milioni di ettolitri, il 70 % dei quali è costituito da vini bianchi. Negli ultimi sei anni le esportazioni sono in aumento. Clienti storici dell'Ungheria sono stati la Russia e la Polonia. Oggi il primo importatore è rappresentato dalla Germania seguita dall'Inghilterra, dai Paesi Scandinavi, da Stati Uniti e Canada.
L'obiettivo della partecipazione alla fiera francese era quello di farsi conoscere meglio e di mettere in rilievo la tipicità dei propri vini e dei propri vitigni. Si tratta di riaffermare la grande tradizione vinicola di questa regione, un tempo riconosciuta per la sua eccellenza in tutta Europa. Per questo recupero si sta lavorando molto. Nel 1996 il Ministero dell'Agricoltura ha fondato l'AMC (Centro di Marketing Agrario), una società che ha il compito di sostenere la commercializzazione dei prodotti agricoli locali e di migliorarne il posizionamento sul mercato interno ed estero. Un sostanziale contributo al rinnovamento e alla valorizzazione della realtà vitivinicola è stato dato anche da Tokaj Renaissance, associazione fondata nel 1995. È l'unione di dieci grandi crus di Tokaj, che ha lo scopo di valorizzare il territorio e le sue antiche tradizioni. Egyedi Andras, portavoce di Tokaj Renaissance, dice che dopo la seconda guerra mondiale la maggior parte dei mercati abituali vennero improvvisamente a mancare in conseguenza dei bruschi cambiamenti nell'economia dei Paesi orientali.
Una svolta importante si è registrata a partire dal 1989-1990, quando è molto mutato lo scenario dei paesi destinatari dell'esportazione vinicola ungherese.
Società di fama mondiale hanno investito in Ungheria, particolarmente nella regione di Tokaj. Questa zona si stende su una superficie di 5500 ettari. La metà di questa superficie è destinata alla produzione del celebre vino botritizzato. E' tuttavia prevista un'espansione, visto che questo vino rappresenta per l'Ungheria la maggiore opportunità per l'export e considerato che il suo prezzo è in media venti volte superiore a quello degli altri vini locali.
L'Ungheria sta investendo non solo in tecnologia enologica, ma anche nella promozione della propria immagine. Nel corso di Vinexpo ha presentato ben tre libri di pregio realizzati per fare conoscere il Tokaj e il suo territorio. Un volume è intitolato "Tokaj: The Wine of Freedom" di Alkonyi Laszlo ed è realizzato in lingua ungherese e inglese. L'altro bellisimo libro è "Vins de Tokaj" di Mathilde Hulot, tutto in Francese, per le Edizioni Féret, con prefazione di Alexandre de Lur Saluces di Château d'Yquem. Il terzo libro è una pregiata ristampa del "Tokaj-Hegyaljai Album" che era stato pubblicato a Pest nel 1867. Già allora fu stampato e tradotto in Ugherese, Tedesco, Francese e Inglese.
Questo la dice lunga sull'apertura europea auspicata allora come oggi da questa nazione dalle grandi risorse enologiche e culturali.


Gli Ice-wines del Canada

Siamo in genere abituati a pensare al Canada come ad un fresco paese di acque cristalline. I Canadesi però non si fermano al loro prezioso patrimonio idrico, ma stanno investendo in ricerca e strutture per produrre vini di qualità.
In Canada ci sono quattro re-gioni che producono vino: Ontario, British Columbia, Quebec e la regione atlantica. Le prime due sono le regioni viticole più importanti del paese. Su un totale di 7200 ettari vitati, 4800 si trovano nella regione dell'Ontario, 2000 ettari sono nella British Columbia.
Le regioni viticole dell'Ontario si situano fra i 41° e i 44° di latitudine nord e sono poste vicino ai due grandi laghi Erie ed Ontario che temperano la rigidezza del freddo invernale e il calore dell'estate.
Il vigneto dell'Ontario è ripartito in tre zone: la penisola del Niagara, l'isola Pelee, la riva nord del lago Erie. Si produce qui il 90 % di tutto il vino canadese.
Se in precedenza i viticoltori dell'Ontario coltivavano produttori diretti come Marechal Foch, Baco, Vidal e Seyval Blanc, a partire dagli anni 1970 iniziò un radicale cambiamento delle varietà coltivate, con l'introduzione di Chardonnay, Riesling, Gewürztraminer, Sauvignon Blanc, Cabernet Franc, Pinot Noir, Cabernet Sauvignon, Gamay, Merlot.
L'altra importante regione vitivinicola canadese, la British Columbia, conta quattro aree distinte nelle quali si produce vino: la Fraser Valley e l'isola di Vancouver sono aree costiere, mentre la Okanagan Valley e la Similkameen Valley sono situate nella parte centrale della provincia. L'area produtiva più significativa è l'Okanagan Valley, lunga 160 chilometri. Qui ci sono 1800 ettari di vigneto e si produce il 95 % del vino della regione. In queste zone operano una cinquantina di produttori e si mostrano ottimisti segnali di crescita con nuovi impianti e l'apertura di nuove cantine. Anche in questa zona troviamo le classiche varietà internazionali.
Il prodotto che caratterizza maggiormente il Canada vinicolo è l'ice-wine, tipologia in cui il Canada si segnala come primo produttore mondiale. Le uve si vendemmiano a mano, in dicembre e gennaio, con temperature di -8 °C ed anche inferiori. Per ogni tonnellata di uva si ha una resa di 75-100 litri di mosto. Il vino risultante è molto dolce, ma equilibrato da una buona acidità. Ha aromi di miele, mango, pesca, albicocca. In tutte le fasi della sua produzione, la Vintners Quality Alliance (VQA), locale organismo di controllo, impone norme strette e severe.
Considerata la bellezza paesaggistica del Canada ed il flusso dei turisti che ogni anno visitano il Paese, nelle zone vitivinicole sono state predisposte delle strade del vino che fanno apprezzare un ambiente affascinante e fanno tappa nelle più significative realtà produttive.

Nuova Zelanda:
una considerevole crescita vinicola

La Nuova Zelanda non è un paese con una produzione caratterizzata da numeri impressionanti, tuttavia la sua crescita vitivinicola rappresenta un fenomeno molto significativo.
La superficie vitata si stende ormai su 13.000 ettari. Vale a dire che negli ultimi dieci anni i terreni vitati sono più che raddoppiati. Le rese medie per ettaro sono invece diminuite passando da 14,4 tonnellate nel 1990, ad 8,2 tonnellate nel 2000.
Nella vendemmia 2000 sono state raccolte 80.100 tonnellate di uva.
Le varietà coltivate in Nuova Zelanda sono una trentina, sebbene le più rappresentative siano Chardonnay, Sauvignon Blanc, Pinot Noir, Cabernet Sauvignon, Merlot e Riesling.
Nel Paese si contano oggi 377 imprese vinicole, il triplo di quelle in attività nel 1990.
Le esportazioni registrano una forte crescita sia dal punto di vista dei volumi che dei valori. Nel 2000 hanno raggiunto 19,2 milioni di litri e rappresentano il 32 % delle vendite totali. Si prevede per il 2005 un aumento fino a 40 milioni di litri. Regno Unito, USA ed Australia costituiscono i principali mercati dei vini neozelandesi.
In Nuova Zelanda si contano dieci principali regioni vinicole che presentano diversità di clima e di terreni. Le più rappresentative sono quelle di Marlborough, Hawkes Bay e Gisborne.
Per assicurarsi del fatto che i vini neozelandesi restino "la ricchezza di una terra verde e pulita" (slogan scelto per caratterizzare la produzione vinicola del Paese), le industrie vinicole e i viticoltori si sono impegnati a proteggere l'integrità ecologica del vigneto. A questo fine è stato varato un programma di produzione integrata (New Zealand Integrate Winegrape Production) che ha l'obiettivo di indicare le pratiche da seguire per una viticoltura ecologicamente ed economicamente compatibile.