UNA INTERVISTA A...

GAI spa:
il monoblocco con i baffi

Ci permettiamo questo titolo un po' fuori dai canoni per almeno due ragioni. La prima, essenziale, è che nell'espressione "con i baffi" si intende qualcosa di eccellente; la seconda, non minore, è collegata agli eleganti baffi da gentleman che distinguono il volto aperto dell'ingegner Carlo Gai. Come è ben noto infatti l'ingegner Gai è simbolo e colonna portante dell'omonima azienda di Ceresole d'Alba, leader mondiale nella costruzione di monoblocchi per l'imbottigliamento di vino di qualità. Gli esordi dell'azienda sono legati a Giacomo Gai, originario di Villafranca d'Asti, che a Pinerolo (TO) nel 1946 iniziò a costruire piccole macchine per riempire e tappare le bottiglie.
L'attività crebbe gradualmente e nel 1959 la ditta fu spostata a Trofarello (TO). Nel 1969 Carlo Gai, terminati gli studi, cominciò a collaborare con il padre.


La nuova generazione prometteva bene e nel 1972 Giacomo Gai si concedette di andare in pensione lasciando i due figli Carlo e Battista a condurre l'azienda. L'attività si incrementò costantemente e nel 1985 la sede aziendale fu trasferita a Ceresole d'Alba (CN). Inizialmente lo stabilimento aveva una superficie di 6000 metri quadrati. A seguito degli ampliamenti del 1993 e del 1999 questa è stata portata a 20.000 metri quadrati coperti, inseriti in un'ampia area verde di 100.000 metri quadrati. La concezione dei locali è improntata alla funzionalità, con una grande attenzione alla precisione strutturale.
I processi di lavorazione, eseguiti con macchinari ad alta tecnologia, avvengono in ambienti luminosi, di largo respiro, dove tutto lo spazio è razionalmente organizzato.
I colori predominanti sono il bianco e il lucente acciaio, signore incontrastato della GAI. In acciaio inox sono realizzate le stesse bande che segnano i percorsi da seguire sul pavimento.
Nel 1990 è stata creata la GAITEC che si occupa della costruzione di lavatrici-asciugatrici per bottiglie piene. La GAITEC è presieduta dalla signora Renata Siccardi Gai.
Ormai la terza generazione della famiglia è entrata in azienda, con la partecipazione di Guglielmo e Giovanni, figli di Carlo, entrambi ingegneri, e di Giacomo, figlio di Battista, laureato in Economia e Commercio.
Nel 1984 è stata fondata la GAI FRANCE per seguire nel modo più diretto il mercato francese, uno dei più rilevanti per l'azienda. Oggi le macchine della GAI sono presenti in tutte le nazioni dove il vino è da tempo protagonista, ma anche in Paesi considerati emergenti: dagli USA al Sud Africa, dal Canada alla Nuova Zelanda, dalla Georgia al Cile.
Un pomeriggio segnato da un cielo profondamente azzurro, in uno scenario limpido, con lo stabilimento fronteggiato solo dal Monviso e dalla cinta alpina tutta innevata, OICCE Times ha incontrato l'ingegner Carlo Gai, presidente della GAI SpA, per conoscere i presupposti e le strategie che hanno portato questa azienda a diventare un essenziale punto di riferimento nel settore delle macchine enologiche per l'imbottigliamento.

 

Cosa rende la GAI così particolare e competitiva?
Prima di tutto, oltre al piacere di progettare, quello di costruire. Attraverso un parco di macchinari ad alta tecnologia, la GAI realizza internamente più del 90% degli elementi che compongono le sue macchine.
Ogni fase produttiva si basa sul migliore supporto tecnologico possibile. Lamiere e acciai speciali che garantiscono la solidità, la funzionalità e la durata dei prodotti sono modellati con procedimenti tecnicamente all'avanguardia.
La lavorazione laser consente di ottenere particolari di grande qualità con tempi di lavorazione molto competitivi.
Il taglio ad acqua permette di eseguire a freddo tagli fino a 150 mm di spessore su qualsiasi materiale. Anche la satinatura viene eseguita internamente. Moderni centri di fresatura e di tornitura per pezzi di grandi dimensioni garantiscono una qualità elevata e costante.
Abbiamo poi un vasto magazzino per le materie prime, gestito da un sistema computerizzato, che ci consente di ottimizzare gli acquisti diminuendo i costi di produzione; questo inoltre ci permette la produzione di semilavorati secondo le effettive necessità ed una pronta disponibilità di pezzi di ricambio. Questa impostazione del lavoro ci consente di abbattere i costi e di offrire ai clienti un rapporto qualità-prezzo molto interessante.

Perché e in che modo la GAI segue un'ottica di autonomia anche dal punto vista energetico?
Questa scelta è nata dall'esigenza di disporre di energia elettrica senza abbassamenti o interruzioni di corrente.
Così abbiamo installato una centrale interna che produce sia elettricità che energia termica. Questa centrale fornisce tutta l'energia elettrica necessaria allo stabilimento, con un surplus che viene ceduto all'Enel, ed anche l'energia termica usata in ogni stagione per il riscaldamento o il raffreddamento dei locali e per la produzione di acqua calda necessaria alle lavorazioni.

Quanto può essere personalizzata la vostra produzione?
La produzione delle nostre macchine per l'imbottigliamento del vino è standardizzata solo nelle parti essenziali e comuni. Per il resto ci impegniamo a fornire soluzioni su misura per le esigenze espresse dai clienti.
La GAI produce oggi circa 100 macchine diverse. Queste a loro volta rendono possibili molte diverse combinazioni e si prestano ad accogliere accessori diversi; in tal modo la gamma si moltiplica ulteriormente. Il dieci per cento del nostro organico è costituito da tecnici che studiano nuove macchine e il sei per cento del fatturato viene investito in produzione e ricerca.

 

Come si può sintetizzare l'ampia gamma delle macchine GAI?
Si tratta in effetti di una gamma molto estesa che contempla macchine con produzione oraria da 1000 a 10.000 bottiglie.
A grandi linee può essere raggruppata in tre fasce che rispondono a diversi settori di mercato. Nella prima fascia ci sono le macchine classiche per imbottigliare fino a 3000 bottiglie all'ora.
Nella seconda fascia troviamo macchine per una produzione che va oltre le 3000 bottiglie ora. C'è poi la terza fascia di macchine semiautomatiche, destinate alla piccola produzione.

Quali operazioni eseguono i vostri monoblocchi?
Le diverse stazioni effettuano risciacquo e soffiatura delle bottiglie; deaerazione sia con gas neutro, sia con pompa a vuoto; riempimento a depressione o a caduta per vini tranquilli e riempimento isobarico per vini spumanti; iniezione di gas inerte prima della tappatura; tappatura con sughero raso, a fungo, con testa di plastica, a corona, a vite eccetera; distribuzione di capsule di stagno, polilaminato e termoretraibili; lisciatura delle capsule in stagno e polilaminato; chiusura di capsule termoretraibili. Tutte queste funzioni sono concepite in modo da garantire sempre la massima protezione del prodotto. Le nostre macchine sono utilizzate soprattutto per il vino, ma da qualche anno circa il 10% della nostra produzione si rivolge anche a liquori, birra e olio.

Quali mercati vi danno le maggiori soddisfazioni?
Oggi abbiamo 8500 macchine installate in Italia e in tutti i Paesi con una vocazione vinicola recente o radicata nella tradizione.
I nostri clienti hanno nomi prestigiosi e imbottigliano vini di alta classe. Siamo stimolati e gratificati lavorando con persone che amano e curano al massimo i loro prodotti.
L'ottanta per cento della nostra produzione va all'estero, principalmente verso le celebri realtà enologiche della Francia, negli ultimi anni però abbiamo visto con soddisfazione crescere il mercato italiano che è diventato il nostro primo mercato.
Oggi in Italia troviamo nel settore enologico un entusiasmo superiore a quello che si può riscontrare su altri mercati consolidati. In tutte le nostre regioni si sono fatti grandi progressi verso l'obbiettivo della qualità ed un fenomeno molto interessante è il successo crescente dell'enologia dell'Italia Centrale e Meridionale.

DIETRO LE QUINTE...

Con una conoscenza di vini tanto ampia, a quali riserva le sue preferenze?
Non mi dispiacciono i vini bianchi, ma sono decisamente un "rossista di qualità". Ritengo che si facciano buoni vini dappertutto e mi piace scoprire buoni vini di qualunque Paese. Devo cominciare dai vini piemontesi che sono quelli che conosco meglio.
Dopo Barolo e Barbaresco è la Barbera quella che mi piace di più. Ultimamente il Nebbiolo del Roero sta dando e credo che darà grandi soddisfazioni. Parlando di rossi in Italia non posso trascurare il Brunello, il Nobile di Montepulciano, e ultimamente ho bevuto rossi abruzzesi e siciliani di altissimo livello.
La qualità dei rossi italiani è oggi paragonabile a quella dei migliori rossi del mondo. Non dico superiore perché credo che non abbia neanche senso parlare di superiorità o di inferiorità. L'importante è che ogni zona, ogni regione dia il massimo di sé stessa. Non si può affermare che un Barolo è meglio di un Médoc. Sono due vini affascinanti, ognuno con le sue caratteristiche.
Parlando di vini stranieri amo il Bordeaux e il Borgogna ed ho anche una predilezione per il Ribera del Duero, oltre che per i vini della Rioja.

Quali sono i suoi hobby?
La meccanica, il tempo libero trascorso con gli amici, le automobili e un poco di sport. Ma il mio hobby principale è il vino. Da qualche anno, con sette amici abbiamo formato il club dei GAF, Gruppo Alcolisti Felici.
Ci accomuna il desiderio di bere vini di qualità. Con questo obbiettivo ci riuniamo periodicamente e talvolta organizziamo dei viaggi nelle zone enologiche più celebri o partiamo alla scoperta di nuove promettenti produzioni.