EDITORIALE
di Giusi Mainardi

A monte e a valle della tracciabilità

Il mondo del vino italiano non è certamente nuovo al recepimento di normative innovative.
Diciamo anzi che il settore è piuttosto avvezzo ad affrontare delle novità che impongono una nutrita serie di comportamenti e di adempimenti.
In questi mesi ci si sta interrogando e confrontando su un importante regolamento europeo che entrerà in vigore dal primo gennaio 2005 e che toccherà le norme in materia alimentare, ivi compreso, naturalmente, il vino.
Si tratta del regolamento N. 178/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare.
Sembra paradossale che sia necessario stabilire per legge dei “requisiti generali affinché soltanto gli alimenti e i mangimi sicuri siano immessi sul mercato” (Considerazione n. 27 del Regolamento). I fatti purtroppo dimostrano che non si tratta affatto di un paradosso, ma che l’etica alimentare mostra delle considerevoli e innegabili falle.
Valga ad esempio la comparsa della BSE e di altre malattie diffuse fra gli animali dei quali l’uomo si alimenta, solo per dire della cima dell’iceberg.
Ancora una volta si può affermare che “mala tempora currunt” per la correttezza dei rapporti sociali. Questo ingenera disorientamento e insicurezza da parte dei consumatori. Stati di allarme si allargano e si ingigantiscono in rapporto ai casi che affiorano e al battage di informazioni e controinformazioni dei mass media.
Si ha l’impressione di non avere più certezze.
La percezione generale dei consumatori di fronte ai propri alimenti è quella di potersi trovare qualsiasi sorpresa in qualsiasi momento. Si tende allora a formare una propria linea di sicurezza, ad elaborare una individuale strategia di comportamenti alimentari, seppure consapevoli di poter essere facilmente smentiti.
Allora ben venga il Regolamento N. 178/2002, se sarà utile a mettere dei veri punti fermi. Uno dei suoi fondamenti è quello di contribuire al conseguimento di un livello elevato di tutela della salute nella Comunità Europea. L’Articolo 18 di questo Regolamento introduce nel diritto alimentare europeo un obbligo generale: la rintracciabilità degli alimenti, dei mangimi, degli animali destinati alla produzione alimentare e di qualsiasi altra sostanza destinata a far parte di un alimento o di un mangime.
Gli operatori del settore alimentare dovranno essere in grado di individuare i fornitori e le imprese alle quali hanno fornito i propri prodotti, quindi dovranno disporre di sistemi e di procedure che consentano di mettere a disposizione delle autorità queste informazioni.
I prodotti alimentari immessi sul mercato dovranno poi essere adeguatamente etichettati e identificati per agevolarne la rintracciabilità.
Si dovrà così facilmente discendere “dal campo alla tavola” e risalire “dalla tavola al campo”.
È senza dubbio superfluo specificare che data la definizione di “alimento”, il vino rientra a tutti gli effetti nel campo di applicazione di questo Regolamento.
Gli interessati sono dunque in più o meno lieve fibrillazione. Cosa rappresenterà tutto ciò per il settore enologico? Cosa cambierà nella vigna e in cantina? Sta per avventarsi sulle imprese vinicole una marea di carte cavillose e di intricate, assurde imposizioni?
Non tutti sono d’accordo nell’interpretazione del Regolamento e nelle sue implicazioni. Quali sono gli obblighi e quali le opportunità di sviluppi facoltativi dei sistemi avanzati di tracciabilità? Qualcuno si accorge con piacere che tracciare e rintracciare non sono processi troppo ostici. Non c’era bisogno di obblighi legali, perché questi aspetti erano già considerati dei punti chiave nella gestione dell’azienda. Qualcun’altro è fortemente perplesso sulla possibilità di tracciare e rintracciare tutto per filo e per segno. Qualcuno intravede una possibilità di maggiore razionalizzazione e di ottimizzazione della produzione. Altri ritengono che i principi legali in vigore nel settore del vino siano già più che sufficienti.
C’è ancora un po’ di tempo per riflettere. OICCE sta seguendo gli sviluppi del dibattito e proprio per questo organizza in febbraio il primo convegno dedicato a questa nuova prova del settore enologico.