UNA INTERVISTA A...

AEB
Gruppo all’avanguardia nei trattamenti biochimici di processo

AEB è un gruppo industriale biochimico internazionale, con casa madre a San Polo di Brescia.
Dall’inizio della sua attività, nel 1963, AEB si è posta all’avanguardia nella ricerca e nell’applicazione dei trattamenti di processo riguardanti la biochimica. Oggi, con le quattordici società controllate, anche sotto il marchio Spindal, AEB produce e commercializza un’ampia gamma di prodotti e tecnologie. Fra questi troviamo biotecnologie applicate alla vinificazione, biotecnologie per la stabilizzazione dei vini, coadiuvanti alla fermentazione, prodotti per la stabilizzazione del vino e della birra, coadiuvanti di filtrazione, detergenti per l’igiene degli impianti, impianti di dosaggio e molto altro ancora.
Oltre alla sede di Brescia, altri stabilimenti di produzione del Gruppo si trovano in Spagna, Portogallo, Brasile, Argentina, Francia, Sud Africa.
Un’idea dell’ampiezza dell’area di influenza del Gruppo viene anche dalle aziende consociate che si trovano in Ungheria, Grecia, California, Svezia, Slovenia, Tunisia. AEB inoltre intrattiene rapporti di collaborazione commerciale e joint-venture con concessionari e distributori in Germania, Belgio, Olanda, USA, Canada, Australia, Cipro, Malta, Turchia, Africa Centrale, Venezuela, Bolivia, Cina, Messico.
Ogni stabilimento produttivo dispone di propri laboratori di ricerca e sviluppo, collegati e coordinati con il laboratorio principale che ha sede a Brescia. Nel Gruppo lavorano circa trecento persone.
AEB SpA è certificata secondo il Sistema di Qualità Aziendale conforme alle norme UNI EN ISO 9001:2000 e il Sistema di Gestione Ambientale UNI EN ISO 14001.
Dal luglio 2003, la proprietà del Gruppo AEB è passata ai fondi chiusi Emerald, SG Private Equity e PM&Partners.
OICCE Times ha incontrato uno dei due nuovi Amministratori Delegati, l’enologo Cesare Bianco, in AEB da più di vent’anni, per farsi raccontare le linee d’azione del nuovo Gruppo e per ascoltare qualche sua impressione sul mondo enologico internazionale.

Quali sono le ragioni della forte affermazione di AEB?
Una ragione è certamente da ricercare nella completezza dei supporti tecnologici e nel know-how raggiunto attraverso l’esperienza internazionale. Questo consente di affrontare le più diverse tematiche produttive nei diversi settori applicati all’industria alimentare.
A questo si aggiungono l’impegno nel fornire assistenza, il monitoraggio costante sui cicli produttivi e la possibilità di impostare piani di ottimizzazione adeguati alle diverse esigenze dei clienti.
Dal vostro osservatorio che tipo di evoluzione avete notato nella tecnica enologica italiana ed internazionale?
Direi che da una fase sottrattiva dell’enologia, caratterizzata da chiarifiche molto spinte, con dosaggi massicci di coadiuvanti e di prodotti chimici, si è passati ad una tecnica che definirei più rispettosa, che prevede un uso di coadiuvanti più naturali come le biotecnologie, enzimi, lieviti molto specifici, batteri malolattici, ma anche altri coadiuvanti naturali come tannini, preparati a base di scorze di lievito eccetera. È stata questa la modifica più forte che si è registrata negli ultimi anni.

Quali sono stati i principali progressi nel campo dei coadiuvanti?
Progressi enormi sono stati fatti nelle biotecnologie, con l’ottenimento di prodotti più puri e più specializzati. Per esempio è sicuramente aumentata la specificità di azione di ceppi di lieviti, dei batteri malolattici e degli enzimi.

Quali sono le richieste del mercato sulla qualità dei coadiuvanti?
Il mercato richiede prodotti sempre più sicuri, con una rintracciabilità dei componenti attraverso il processo produttivo che ha portato alla loro creazione. In più, soprattutto nel 2003, c’è stata una fortissima attenzione del mercato verso i prodotti non OGM.
Questo, parallelamente al vino, si è verificato anche in altri settori del food nei quali operiamo, come birra, formaggi, derivati del latte, lavorazione delle carni. Inoltre, nel campo dell’alimentare, sempre più aziende chiedono una certificazione di assenza assoluta di residui di detergenti e di prodotti sanificanti.

Quali sono le novità su cui AEB si è impegnata più recentemente?
Nel 2003 ci siamo dedicati alla produzione e commercializzazione di lieviti prodotti su mosto d’uva ed abbiamo realizzato prodotti innovativi per la rigenerazione delle barriques. Abbiamo anche aperto un nuovo impianto produttivo per la produzione di preparati a base di scorze di lieviti e abbiamo completato la gamma di prodotti detergenti della Divisione Food.
Un’altra azione importante è stata l’installazione di un sistema di rintracciabilità sul lotto dei prodotti finiti con apparati in radiofrequenza.

Qual è la vostra posizione nei confronti di una tematica molto importante come la rintracciabilità?
AEB si è impegnata da questo punto di vista con la realizzazione di un sistema di rintracciabilità dei lotti. Lo scopo di questo sistema è di registrare il percorso seguito dal prodotto e l’identità dei fornitori che hanno contribuito alla sua formazione. Il nuovo sistema si basa sull’integrazione tra la gestione dei lotti con procedure informatiche e apparati laser per la lettura del codice a barrre. Il codice, applicato su ogni collo e su ogni pallet, riporta il numero di lotto e dell’articolo per permettere il completo automatismo dei movimenti. Ogni fase di lavorazione viene movimentata e rilevata con la lettura ottica del codice stesso. In questo modo, con il numero di lotto del prodotto finito è sempre possibile risalire alla materia prima che lo ha generato, oppure, al contrario, con il numero di lotto della materia prima si può discendere al prodotto finito e al suo intero processo di produzione.

Cos’è il vostro marchio Lavoisier e quali sono le linee dei vostri programmi futuri?
Lavoisier è il nuovo marchio che introdurremo sul mercato nel corso del 2004. Contraddistinguerà lo studio, la sperimentazione e la messa a punto, sotto il controllo di diverse università, di prodotti di caratterizzazione e di affinamento. Nel 2004 lavoreremo alla creazione di un polo di ricerca e sviluppo del Gruppo che si avvarrà della collaborazione di studiosi e sperimentatori a livello mondiale.
Nel nostro immediato futuro c’è anche l’ampliamento dei laboratori Pascal Biotech nel Polo Île de France, con lieviteria sperimentale per riprodurre industrialmente i ceppi di lieviti più interessanti.
Dedicheremo sempre maggiore attenzione all’affinamento dei vini con coadiuvanti naturali come i tannini.
Tra qualche mese sarà pronto anche il nuovo sito internet con la possibilità di accedere all’archivio tecnico documentale AEB. Vi saranno anche inseriti i libri pubblicati in passato dalle edizioni AEB, che sono ormai esauriti.

DIETRO LE QUINTE...

Qual è un episodio che ricorda con molto piacere nell’ambito del suo lavoro?
Sicuramente il momento in cui sono entrato come socio e come amministratore delegato nella società che ha acquisito AEB.

Come vede il rapporto fra l’enologia italiana e quella dei Paesi del Nuovo Mondo?
L’enologia italiana ha fatto grandissimi progressi negli ultimi dieci anni. L’enologia europea è l’enologia storica. Quella dei Paesi nuovi produttori, definita emergente, si può anche definire come una enologia più moderna. Sicuramente bisogna fare dei distinguo, ma in alcuni di questi Paesi c’è una tecnica enologica molto sviluppata, con importanti impieghi di attrezzature e nuove tecnologie. C’è comunque da parte loro una attenzione particolare alla storia dell’enologia e alle tecniche che vengono usate nel Vecchio Continente. Un altro aspetto che distingue l’enologia del vecchio e del nuovo mondo è anche la disparità dei trattamenti permessi all’interno e fuori dalla Comunità Europea.
Quali tipi di vini preferisce?
Da buon piemontese, i vini rossi sono quelli che mi hanno sempre affascinato di più. Beninteso non solo quelli del Piemonte, ma anche i rossi di altre regioni che da tempo si distinguono per queste produzioni o che recentemente hanno fatto grandi progressi sul piano della qualità.