EDITORIALE
di Giusi Mainardi

Il prisma, l'arcobaleno e…
l'immagine globale del mondo del vino

“Signore, vi informerò senza altre formalità che all’inizio dell’anno 1666 (tempo durante il quale mi applicavo alla molatura di lenti in forme diverse dalla sferica) mi procurai un prisma triangolare di vetro per fare con esso esperimenti sui famosi fenomeni dei colori…” Così scriveva nel 1672 Isaac Newton, uno dei padri della scienza moderna, in una lettera ad Henry Oldenburg, segretario della Royal Society, la prestigiosa associazione inglese per la valutazione e la divulgazione delle grandi scoperte della scienza.
Una delle grandi rivoluzioni scientifiche che hanno cambiato il nostro modo di rapportarci con il mondo, ha infatti alla sua base un semplicissimo strumento: un pezzo di vetro tagliato e levigato in modo che un raggio di luce, entrandovi da un lato, ne possa uscire trasformato in un arcobaleno colorato.
La diffrazione della luce, il gioco di colori nelle gemme o nei cristalli sfaccettati erano noti da secoli ed erano stati interpretati con teorie di diversa natura, ma inesatte e non corrispondenti alla realtà. Fu Newton l’uomo di genio, professore di matematica a Cambridge e membro della Royal Society che, attraverso i suoi studi e i suoi esperimenti con i prismi e i raggi solari, studiò, comprese e dimostrò che i colori sono una costituente fisica della luce.
A partire da quel momento si capì che quello che si era visto fino allora come “luce bianca” era in realtà suddivisibile in elementi più semplici, i colori, i quali ricomponendosi insieme formavano nuovamente la radiazione luminosa bianca. Questa era la straordinaria scoperta di Newton espressa nella sua “Nuova teoria sulla luce e sui colori.” (1672)
La luce diffratta e suddivisa in colori semplici, permise di porre le basi dell’Ottica, di far nascere il concetto di spettro elettromagnetico e via via di produrre nuovi e affascinanti metodi di analisi, metodi di colorazione, fino ad arrivare al laser e alla riproduzione colorata di immagini…
Tutta la grande quantità di informazioni e di invenzioni che è stata in seguito elaborata, nasce simbolicamente da quel punto, da quell’istante magico nel quale si è vista la luce bianca suddividersi in tanti raggi colorati e se ne è trovata la vera natura.
Questa è, se vogliamo, una metafora del metodo scientifico: per studiare un mondo complesso si deve suddividere in elementi più semplici che, presi singolarmente, diventano più facili da capire e da misurare. Successivamente si possono riunire tutte le parti per tornare a formare il quadro intero.
Ancora da questa metafora di luci e colori che si scompongono e ricompogono nasce un nuovo elemento grafico che da questo numero della rivista accompagnerà OICCE Times nella sua crescita. Si tratta di un sottile arcobaleno che caratterizzerà le nostre rubriche per evidenziare in modo simbolico qualcosa che vuole proporsi in modo ben chiaro: il costante impegno che come associazione e come rivista ci assumiamo per approfondire tanti tratti semplici del complesso mondo dell’enologia. Si potranno seguire attraverso le pagine di OICCE Times il rosso vivo per i legami fra vino e società, il blu per la tecnologia, il viola per la chimica, il verde chiaro per le biotecnologie, il giallo oro per l’analisi sensoriale, il rosso scuro per la storia e la cultura, il verde scuro per la viticoltura…
Sempre ricordando però che questi singoli raggi di luce colorata devono essere riuniti tutti insieme per comporre armonicamente un’immagine globale del mondo del vino.
Un’immagine che trova senso e compiutezza dall’unione coerente e consapevole di tante importanti sfaccettature.