EDITORIALE
di Giusi Mainardi

OICCE e la
teoria dei giochi

Ecco che arriva finalmente un’altra Estate.
La luce che dura fino a tardi, i colori del cielo e dei paesaggi, il calore del sole ci portano a sentirci più liberi, ad avere pensieri più leggeri, ad aspettare dei momenti di relax, a recuperare per noi degli spazi che in altre stagioni sono impensabili.
Forse è tutto questo che mi ha fatto venire in mente il gioco e mi ha portato a parlarne in una conversazione “simposiale” serotina.
Dopo varie considerazioni generali sui mille aspetti del gioco in ogni età, il discorso è caduto sulla teoria dei giochi.
La teoria dei giochi è un modello affascinante ed innovativo creato dalla matematica moderna.
Nonostante il suo nome, questa teoria non è rivolta a descrivere o a calcolare le probabilità di vincita alla roulette o al lotto e neppure è dedicata a presentare in forma di “giochi matematici” gli aspetti più o meno ludici dell’algebra o della geometria.
Si tratta invece di una serissima formulazione che ha l’obbiettivo di analizzare e calcolare la migliore strategia possibile da seguire quando diversi competitori devono operare delle scelte complesse.
Uno dei giochi più semplici che si possono presentare per spiegare il funzionamento della teoria è quello della “guerra”.
Ecco come funziona. Ci sono due giocatori, ognuno dei quali ha solo due carte: la carta della “pace” e la carta della “guerra”.
Ogni giocatore sceglie una delle sue carte e la gioca contemporaneamente all’altro.
A questo punto ci sono tre possibilità:
1) Se tutti e due i giocatori giocano “pace”, vincono entrambi due punti.
2) Se entrambi giocano “guerra”, perdono entrambi 100 punti.
3) Se infine un giocatore gioca “pace” e l’altro “guerra”, il primo perde 100 punti, mentre il secondo ne vince 100.
Qual è allora la strategia migliore per giocare? Sembra ovvio. È sufficiente che i due giocatori si accordino per giocare sempre la carta della “pace”, così ad ogni mano vincono entrambi e continuano a vincere sempre…
Nonostante questa sia la scelta logica (e teoricamente corretta) cosa succede quando si gioca nella realtà questo semplicissimo gioco? Succede che dopo le prime mani di costante vittoria, uno dei due giocatori può avere voglia di guadagnare tanto, subito, a scapito dell’altro.
Così, mentre il giocatore fedele all’impegno gioca la “pace”, quello che si crede un matematico migliore gioca la “guerra”. Il risultato è che quest’ultimo vince 100 punti, mentre il primo giocatore perde tutto (e si arrabbia assai…)
Alla mano successiva si stabiliscono nuovamente i patti da rispettare, ma, bruciato da prima, per cercare di rifarsi, questa volta il primo giocatore pensa: “Ha! Ha!” e gioca “guerra”. Sorpresa! Tutte e due le carte giocate sono “guerra”, e tutti perdono.
Il gioco continua. Ormai entrambi continuano costantemente a giocare “guerra”, e continuano con accanimento a… perdere.
Tale semplicissimo meccanismo di gioco sta alla base di molti comportamenti che viviamo tutti i giorni nella vita privata, nel lavoro, nel commercio, nei rapporti fra aziende o anche fra nazioni.
Per questo la teoria dei giochi è adottata per l’analisi del comportamento in situazioni competitive come il gioco del bridge o degli scacchi, ma è anche illustrata nelle sue forme più complesse nei corsi di marketing e nelle accademie militari.
E ancora per questo ho provato a trasferire la teoria dei giochi nel nostro modo di pensare, e mi è parso interessante parlarne nell’apertura della nostra rivista.
Unendosi ad OICCE, le varie tipologie di soci giocano la carta della “pace”, della collaborazione, della fiducia, sapendo che in questo modo si vince sempre. Forse non molto, ma costantemente.
Insieme si lavora in modo più semplice, si commettono meno errori, si vede più chiaro, si fa il passo più sicuro.
E se qualcuno, imperterrito, si ostina a giocare la “guerra”?
C’è un’unica alternativa, infantile forse, ma risolutiva: non giocare più con lui.