CORSI, CONVEGNI E INCONTRI


Workshop OICCE 2006
Rischi in cantina, nuova normativa, gestione informatica, energia alternativa per il settore enologico, ai workshop OICCE 2006.
I workshop OICCE sono divenuti ormai un appuntamento atteso e costante.
Gli incontri di approfondimento organizzati dalla nostra associazione affrontano i vari aspetti di temi specifici che riguardano la filiera del vino dai più diversi punti di vista.
Nella primavera 2006 è stata proposta una serie di incontri con relatori e argomenti di assoluto rilievo.
La Compagnia AXA ed Edison SpA hanno collaborato con OICCE alla loro realizzazione.
Si è cominciato il 23 maggio parlando del “Rischio industriale. Come agire in caso di grave incidente in cantina”.
Il 30 maggio è stato protagonista Angelo Di Giacomo (Ispettorato Centrale Servizio Repressione Frodi - Ufficio di Asti) per spiegare e chiarire “Le nuove norme legislative nel settore enologico. Le novità della Legge 25 febbraio 2006 n. 82”.
Il 6 giugno, Angelo Alibrandi e Piero Porcu (Agenzia delle Dogane di Alessandria) hanno illustrato i rapporti tra Agenzia delle Dogane e Contribuenti in prospettiva della gestione informatica di molti documenti per la contabilità UTF.
Si è conclusa la serie dei workshop primaverili il 13 giugno con un argomento di grande attualità: “Energia Verde. Strumenti per affrontare un futuro senza petrolio.”
A presentare il tema e ad esporre tutte le opportunità sono intervenuti Matteo Brumati (Regione Piemonte - Direzione Territorio Rurale), Enzo Da Bormida (Assessore al risparmio energetico del Comune di Canelli), Antonio Gabrieli (BDC), Alessandro Arienti (Edison SpA).
Nuovi appuntamenti su altri argomenti di rilievo per il settore enologico si stanno preparando per i prossimi workshop OICCE dell’autunno.

Il Workshop OICCE sui rischi in cantina
“Il rischio industriale. Come agire in caso di grave incidente in cantina” è stato il tema affrontato dal primo dei quattro workshop organizzati a Canelli da OICCE in maggio e giugno 2006, presso l’Enoteca Regionale di Canelli, con la collaborazione di AXA e di Edison.
Alcuni esperti hanno presentato l’argomento da diversi punti di vista per aprire poi la discussione e dare ampio spazio per le domande.
Sono intervenuti come relatori Vincenzo Soardo (direttore Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione - ASL 19 Regione Piemonte), Renza Berruti (dirigente medico S.I.A.N. - ASL 19), Davide Redoglia (Tecnico della Prevenzione Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro ASL 19 - Regione Piemonte), Flavio Duretto (Agenzia Regionale Protezione Ambientale - Compartimento di Asti), Franco Luca Casorati (AXA Assicurazioni e Investimenti), Luigi Dal Cason (Ecotarget. Ecologia, Tutela, Ambiente, Ricerca, Gestioni Tecniche - Trofarello).
A proposito del rischio industriale sono emerse alcune importanti considerazioni. In primo luogo l’accento è stato posto in particolare sulla prevenzione.
È infatti necessario fare tutto il possibile per prevenire il rischio di incidenti alle persone che lavorano in una azienda, considerando i possibili eventi traumatici e le cosiddette “malattie professionali”, ma anche per prevenire il rischio alimentare a riguardo delle persone che consumeranno i prodotti che escono dall’azienda, o ancora per prevenire il rischio ambientale determinato dall’attività aziendale.
È stata evidenziata la necessità di reinterpretare il rapporto con gli enti di controllo, non più affrontato con un senso di paura, ma con la disponibilità ad una sinergia comune, nel concetto che garante del controllo del rischio è prima di tutto il produttore.
Sono moltissime le vulnerabilità che possono colpire un’impresa: incendi di depositi di prodotti finiti, guasti di macchinari che portano all’interruzione del processo produttivo, infortuni ai dipendenti.
Questi rischi non possono essere lasciati semplicemente nell’ambito del possibile, ma vanno gestiti con competenze adeguate, tenendo presente che le imprese, in questo caso le realtà di produzione enologica, di tutte le dimensioni sono soggette a rischi. È quindi necessaria una attenta analisi di tutti i processi in modo da individuare le unità di rischio, valutare i rischi in termini di frequenza e gravità, ridurre i rischi con tecniche di controllo, prevenzione e protezione, analizzare i costi relativi alla politica di gestione dei rischi.
È stato ricordato che nelle aziende sopra i dieci dipendenti è obbligatoria la redazione del “Documento di Valutazione dei Rischi”, sostituibile con l’autocertificazione per realtà al di sotto di questo numero. Il datore di lavoro deve nominare un responsabile per la sicurezza dotato almeno di diploma di scuola secondaria e in possesso di attestato di frequenza a corsi di formazione specifici. Nelle aziende fino a 10 addetti il datore di lavoro può svolgere direttamente questo compito trasmettendo alle autorità competenti i documenti che attestano la sua idoneità.
Tra gli attori nel campo della gestione dei rischi hanno un ruolo rilevante le compagnie di assicurazione.
È importante che queste apportino il loro contributo non soltanto con le coperture assicurative, ma anche nel creare presso le imprese una cultura della gestione del rischio, offrendo tra i servizi a disposizione della clientela, una componente di assistenza per aiutarla a valutare e a gestire i propri rischi.
È necessaria una formazione a livello della gestione del rischio, ma anche in merito all’adeguatezza dell’azienda agli obblighi normativi, quali le disposizioni in materia di controllo della qualità, igienicità e tracciabilità dei prodotti. Questi obblighi sono in continua evoluzione e necessitano di specifici aggiornamenti. A questo proposito si è sottolineata l’importanza della formazione del personale aziendale e di chi ricopre il ruolo di formatore.
Il dibattito ha evidenziato che i produttori di vino, come elaboratori di un prodotto alimentare, sono esposti a rischio di impatto rilevante sulla salute umana.
Un problema che è stato segnalato come uno di quelli da non sottovalutare è la presenza di corpi estranei e di microcristalli nelle bottiglie. Infatti da qui possono nascere gravi problematiche legali, commerciali e di immagine.
Questi elementi estranei possono essere ad esempio residui di vetro della vetreria, microcristalli da scoppio o da rottura, piccoli insetti, pezzi di cartone o plastica, pezzi o polvere di sughero. Alcune misure preventive specifiche sono il controllo delle bottiglie con i lettori ottici, la verifica dell’integrità degli imballaggi delle bottiglie, l’eliminazione delle bottiglie cadute per terra nelle quali si formano pericolose microfratture, una attenta sciacquatura delle bottiglie prima del riempimento, utile per eliminare i corpi estranei, ma anche per l’igiene e la stabilità microbiologica del vino.
In merito agli incidenti ambientali si è concentrata l’attenzione sullo smaltimento dei reflui di cantina che devono essere denunciati, controllati e regolarmente autorizzati in modo da garantire che siano conformi alle disposizioni di legge per la salute pubblica e l’ambiente.
Altri spunti di discussione sono stati la sicurezza dei macchinari e della loro corretta installazione, l’attenzione al rischio chimico individuato sia durante l’utilizzo dell’anidride solforosa o nel maneggiamento delle bombole di anidride carbonica e azoto ed ancora nell’impiego dei sanificanti impiegati per la pulizia degli ambienti e delle attrezzature di lavoro.

Idee per il mercato vitivinicolo europeo
La Commissaria Europea per l’Agricoltura Signora Mariann Fischer Boel ha compiuto la prima visita ufficiale in Italia dopo la sua elezione, lo scorso aprile, a Vinitaly. All’importante fiera veronese, ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha spiegato che per una vera riforma del mercato vitivinicolo europeo sono necessarie soprattutto nuove efficaci idee. Confermando lo stanziamento di un miliardo di euro all’anno messo a disposizione attraverso l’OCM per il nostro settore, ha chiaramente mostrato la sua perplessità nel riscontrare ad esempio che ben la metà di questa somma viene spesa per distruggere eccedenze, per la distillazione, mentre solo 14 milioni di euro vengono destinati alla promozione.
È imperativo trovare strade nuove e coerenti. Nell’ultimo decennio le esportazioni europee sono aumentate del 20%, ma USA e Australia hanno guadagnato notevoli quote sui nostri mercati.
Con questi Paesi è indispendabile giungere ad equi accordi bilaterali per allineare i metodi di produzione. Alcune proposte giuridiche in questo senso dovrebbero essere messe a punto entro dicembre. Dal punto di vista europeo è indispensabile incrementare la competitività, operare attraverso efficaci regole per creare equilibrio fra domanda e offerta, creare un sistema enologico forte che si fondi sulle realtà tradizionali delle aree di produzione.

Tornata dell’AIVV in Argentina
La Tornata estera dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino si è svolta a fine marzo in Argentina. Le giornate di interscambio sono state introdotte da una presentazione di Raul Guiñazú, presidente dell’Instituto Nacional de Vitivinicoltura, ente con cui l’Accademia ha firmato un accordo che sigla l’instaurazione di stretti rapporti futuri.
Ha fatto seguito la visita all’Escuela Vitivinicola Don Bosco a Rodeo del Medio, sede anche di una Facoltà tecnologica di Enologia e Industria Frutihorticola, fondata nel 1966 da un membro dell’AIVV, padre Francisco Oreglia.
Ci si è quindi recati ad un’altra università privata, la Juan Agustín Maza, che comprende una facoltà di Enología e Agroindustrias con corsi triennali e quadriennali in cui si dà particolare attenzione alla gestione imprenditoriale, al marketing e ai rapporti internazionali. Dopo i vigneti di Maipú e Santa Rosa si è fatta una visita dell’area di Tupungato, ai piedi della precordillera andina.
Nella sede della Facoltà di Scienze Agrarie, a Chacras de Coria. si è tenuto un incontro con rappresentanti degli enti dell’area di Mendoza che curano l’istruzione universitaria nel settore vitivinicolo.
I lavori della Tornata Accademica sono stati dedicati al tema “L’Accademia Italiana della Vite e del Vino di fronte ad una vitivinicoltura globalizzata. Attualità e prospettive della vitivinicoltura in Italia e in Argentina”.

Convegno dell’OICCE
sulla ricerca applicata in cantina

Presso La Foresteria Serego Alighieri e Masi Agricola, a Gargagnago di Valpolicella (VR) lo scorso aprile, OICCE ha organizzato un convegno che ha raccolto molti consensi per la tematica trattata e per i relatori di prestigio.
La scelta di Masi come sede del convegno è collegata al fatto che presso questa prestigiosa azienda, si è formato un forte Gruppo Tecnico che sta svolgendo importanti programmi di ricerca e sperimentazione in collaborazione con l’Università di Udine e di Milano.
Un bell’esempio quindi di ricerca applicata in cantina. Importanti esponenti del mondo della scienza enologica e protagonisti della produzione vinicola d’eccellenza sono intervenuti per presentare i più recenti risultati delle loro esperienze.
Ben sette università italiane, due importanti Istituti nazionali, un ente regionale di prestigio, oltre a celebri tecnici di cantina hanno tenuto interventi di grande interesse.
Dopo il benvenuto del conte Pieralvise di Serego Alighieri (La Foresteria Serego Alighieri) discendente del sommo poeta Dante, e i saluti di Moreno Soster (Presidente OICCE) il tema del convegno è stato presentato dal moderatore, Pierstefano Berta (Direttore OICCE).
Ha aperto i lavori Sandro Boscaini (Presidente Masi Agricola), che ha ospitato con entusiasmo e cortesia l’iniziativa dell’OICCE, ritenendola ben inserita nel quadro dell’innovazione del settore enologico italiano e nella realtà del territorio vitivinicolo di Verona.
E a questo proposito, una panoramica sull’importanza della filiera vitivinicola per la provincia veronese, è stata tracciata in dettaglio da Dionisio Brunelli (Assessore Agricoltura - Provincia di Verona).
Altro essenziale intervento introduttivo è stato quello del Magnifico Rettore dell’Università di Verona, Alessandro Mazzucco, che ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra Università e Aziende nella ricerca vitivinicola.
Sono quindi in iziate le relazioni tecniche e scientifiche con Lanfranco Paronetto (Lallemand Inc.) che ha parlato diffusamente, portando numerosi esempi, del ruolo dell’azienda vitivinicola nella sperimentazione enologica.
È seguita la presentazione di un caso pratico di ricerca effettuata in cantina, dove è necessario innanzitutto che i quadri dirigenziali credano in questa opportunità ed è ovviamente indispensabile disporre di personale qualificato per portare avanti i lavori.
È il caso del Gruppo Tecnico di Masi Agricola che ha effettuato, in collaborazione con il prof. Zironi dell’Università di Udine, una sperimentazione comparativa di vinificazione di uve appassite. Ne hanno parlato Franco Battistutta (Dip. Scienze degli Alimenti - Università di Udine) Andrea Dal Cin e Vittorio Zandonà (Masi Agricola).
Il tema del rapporto fra ricerca e cantina è stato ampiamente sviluppato nei successivi interventi, a partire da quello di Giorgio Nicolini (Ist. Agrario San Michele all’Adige- IASMA), di Mario Bertuccioli (Facoltà di Agraria - Università di Firenze) con esempi pratici sul contenuto informativo degli indici analitici valutati nei vini, di Luca Rolle (DIVAPRA - Università di Torino) che ha parlato di esperienze di macerazione prefermentativa nella vinificazione del Brachetto d’Acqui Docg.
È quindi intervenuto Maurizio Odoardi (ARSSA - Abruzzo - C.Ri.V.E.A) per presentare i risultati di un approfondito lavoro condotto sullo studio e recupero dei vitigni minori abruzzesi, mentre Francesco Iacono (Az Agr. Fratelli Muratori) ha parlato di un lavoro in collaborazione con l’Istituto Agrario S. Michele all’Adige sul caso di Villa Crespia in ordine all’applicazione della zonazione nella filiera di produzione del Franciacorta.
Altro esempio di fattiva sinergia è quello riferito da Agostino Cavazza (IASMA) che ha visto anche coinvolto il Dipartimento di informatica e sistemistica dell’Università di Pavia, e che si è svolto presso la Cantina Albino Armani di Dolcé, avendo come soggetto lo studio per l’applicazione di nuove tecnologie per il monitoraggio delle fermentazioni e della qualità del vino.
C’è stata poi la testimonianza di un importante gruppo come AEB che, come ha spiegato nel suo intervento Mauro De Paola, ha realizzato con l’Università di Modena e Reggio Emilia, uno studio innovativo delle popolazioni di batteri lattici nei vini mediante tecniche coltura-indipendenti.
Delle esperienze effettuate sulla vinificazione di Pinot Nero e Petit Rouge della Valle d’Aosta ha parlato Milena Lambri (Ist. Enologia e Ingegneria Alimentare - Università Cattolica - Piacenza), mentre Maurizio Petrozziello (CRA - Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti) ha portato i risultati di studi condotti sugli aspetti analitici e tecnologici nel controllo dei fenoli volatili nei vini.
Dopo le relazioni e il buffet nelle bellissime cantine di affinamento, i partecipanti al convegno hanno potuto visitare la Masi Agricola, per una approfondita presentazione della cantina sperimentale e delle attività che vi si stanno svolgendo.
La portata degli interventi e la loro qualità hanno reso questa giornata un punto essenziale per capire cosa si è cominciato a fare in cantina dal punto di vista della ricerca applicata, quali possono essere i vantaggi e quali gli impegni richiesti.
Le relazioni del convegno verranno pubblicate sui prossimi numeri di OICCE Times.