UNA INTERVISTA A...

Fabrizio Stecca
Enocontrol

Enocontrol è nata nel 1997 sotto forma di società consortile con lo scopo di aggregare varie realtà istituzionali e imprenditoriali operanti nel settore agroalimentare di Langa e Roero, fornendo al territorio servizi di analisi chimica e in grado di sviluppare progetti di ricerca e di sperimentazione.
Dal 2000 si è trasferita in “Ampelion”, la collina di Alba dove generazioni di enologi della Scuola Enologica sono andati a lezione di Agronomia e di Zootecnia.
Oltre che di Enocontrol, l’Ampelion è oggi sede decentrata della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino e del Consorzio di Tutela del Barolo, una bella opportunità dunque di “fare sistema” senza dimenticare il collegamento con la Scuola Enologica e la storia che questa rappresenta.
Per farci raccontare le caratteristiche e il modo di operare di Enocontrol, ormai da molti anni socia di OICCE, abbiamo incontrato il dottor Fabrizio Stecca, incaricato di rappresentare questa importante realtà in seno alla nostra associazione.

Come è nata e come si è sviluppata Enocontrol?
Enocontrol nasce dalla fusione dei laboratori del Consorzio di Tutela del Barolo e dello studio agronomico SAGEA. Si è sviluppata con l’allargamento delle quote alle organizzazioni professionali, alle associazioni di produttori e ad altri laboratori di analisi della provincia di Cuneo. Questo allargamento ha stimolato la crescita di Enocontrol con idee e opportunità progettuali sviluppati secondo le esigenze della base.
Quali sono i vertici attuali della società?
Il pacchetto di maggioranza, oltre il 70%, appartiene oggi alla Vignaioli Piemontesi Sca e al Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Roero. La presidenza di Gianluigi Biestro, personaggio di spicco dell’enologia nazionale e soprattutto grande innovatore e oculato amministratore, arriva in un momento delicato per lo sviluppo di realtà economiche come la nostra. A lui e al Consiglio di Amministrazione faccio i miei migliori auguri di ottimo lavoro.

Di quali realtà si occupa
e quali sono i suoi obbiettivi principali?

L’attività di Enocontrol è focalizzata sul vino e in particolare sulle denominazioni di Langa e Roero. In questo contesto siamo nati e cresciuti e oggi forniamo risposte anche alle numerose richieste di collaborazione da parte di altre regioni enologiche quali Abruzzo, Basilicata, Toscana e Liguria.
Sono tanti gli obbiettivi che vogliamo raggiungere consolidando però, e non disperdendo, la nostra passione per l’analisi e la precisione analitica sempre più necessaria. Possiamo identificare questi obbiettivi in alcune linee principali: la sicurezza alimentare e la garanzia che i nostri vini devono fornire alla clientela specialmente straniera; il supporto al controllo delle denominazioni di origine; affiancare l’agronomo e i vivaisti con l’analisi dei terreni e il controllo dei vivai; conoscere il mercato e i vini presenti; essere un partner affidabile del produttore di vino e dei tanti piccoli laboratori di analisi presenti nelle cantine stesse.
Le certificazioni e l’accreditamento ottenuti a partire dal 2002 sono state e saranno un’opportunità di crescita e di miglioramento continuo.
In quali settori operativi è strutturata Enocontrol?
In Enocontrol operano due divisioni: il laboratorio d’analisi chimica e la divisione di analisi sensoriale.
La prima è diretta dall’enologo Franco Alessandria con l’aiuto dell’enologo Marco Echafte. L’analisi strumentale (gascromatografia, HPLC, Spettrometria in AA, ecc.) è affidata al dottor Marco Cerruti. La dottoressa Paola Borlatto si occupa di analisi sensoriale e della formazione dei nostri giudici assaggiatori e dei panel aziendali.
Oltre al vino ha lavorato anche sulla frutta (abbiamo contribuito alla prima certificazione sensoriale in Italia di un prodotto ortofrutticolo) e su altre matrici alimentari.
La signora Liliana Porro, infine, che cura l’amministrazione, fornisce un importante e aggiornato servizio per la redazione della documentazione e dei certificati di analisi per accompagnare la merce sui mercati esteri emergenti (Oriente, Est-Europa, Sud-America).
Quali sono stati i più importanti lavori svolti da Enocontrol?
In questi dieci anni abbiamo svolto tanti lavori di ricerca e di sperimentazione. Vorrei sottolineare il nostro contributo allo studio del colore dei vini da Nebbiolo, la messa a punto di modelli di rintracciabilità di filiera e degli standard BRC e IFS, “Vino Sicuro” l’osservatorio sulla presenza di inquinanti del Barolo, Barbaresco e Roero, il Wine Market Matrix, il test sensoriale sviluppato con Think Quality per monitorare la qualità sensoriale nei vari segmenti di prezzo della distribuzione organizzata nazionale, i lavori di caratterizzazione delle annate di Barolo, Barbaresco, Roero, Barbera d’Alba e Barbera d’Asti e la ricerca sugli inquinamenti da Brettanomyces.

Quali sono i vostri attuali impegni e i vostri progetti per il futuro?
Accanto all’attività principale, stiamo consolidando l’attività di consulenza con un occhio anche agli sbocchi commerciali e al collegamento con le nuove realtà distributive come la GDO. La consulenza di Franco Alessandria e di Marco Echafte, ad esempio, ha permesso alla Tenuta la Fiammenga di ottenere la medaglia d’oro al concorso internazionale di Alessandria sul Barbera e ottimi risultati li abbiamo conseguiti con prestigiose cantine del Barolo.
Enocontrol è anche protagonista con Think Quality del controllo e della selezione della linea Grandi Vigne dell’insegna Iper, il progetto di distribuzione di vini a marchio privato considerato molto positivamente dalla stampa specializzata per il grado di innovazione e per il successo di vendita e di pubblico.
Fare il vino per il mercato nel rispetto della tradizione e della sostenibilità economica di tutte le parti è una bella sfida a cui dobbiamo prepararci senza farci prendere dal panico, evitando risposte impulsive, ma attraverso l’analisi e la conoscenza dei mercati, dei competitor e delle abitudini del consumatore.

DIETRO LE QUINTE...
Che qualità deve avere un vino per essere “grande”?
Darei due risposte. La prima molto personale, la seconda professionale.
Il vino è “grande” quando è l’espressione della vocazionalità di un territorio e della “vocazione” del produttore, grande quanto unico; quando ti avvicini fa nascere un sentimento misto di nostalgia, di malinconia e di gioia. Ricorda la “Vita è bella” di Benigni: stai per metterti a piangere e invece scoppi a ridere!
In termini più generali e volendo abbracciare tutte le fasce di consumo, il vino è “grande” quando è pagato il giusto e risponde al requisito di giusto rapporto qualità/prezzo.

Ci diresti cinque parole che secondo te definiscono il Piemonte vitivinicolo?
Terroir, Passione, Storia, Scienza, e… Testedure.

Qual è l’aspetto del tuo lavoro che ti piace di più?
Avere la possibilità di aderire alla proposta di Petrini “Buono, Pulito e Giusto”, nel mio piccolo, ogni giorno.