L'ANGOLO DELLA VIGNA
di Anna Schneider

 

Battaglie sui nomi di vitigno

La denominazione dei vitigni, così importante da un punto di vista commerciale, è soggetta a regole volte a limitare le confusioni, a favorire semplicità e chiarezza, e a tutelarne l’uso quando improprio e fonte di inganno per il consumatore.
Senza addentrarci nel merito delle battaglie legali dichiarate nel nome dei vitigni, vorrei far riflettere sul fatto che non sempre dalle norme seguite in modo rigido si ottengono gli effetti desiderati, ed anzi esse possono concorrere ad alimentare situazioni di confusione o di scarsa equità.
Vediamone qualche esempio.
L’iscrizione nel Registro Nazionale delle Varietà, e dunque la possibilità ad esser coltivato, è stata per ora preclusa ad un vecchio vitigno del Pavese denominato “Uva della cascina” perché la denominazione richiamerebbe il comune di Càscina, in Toscana, ed i riferimenti geografici vanno evitati nel nome delle cultivar. È piuttosto evidente che questo curioso appellativo (nel dialetto locale “üva ‘d la casi-ña”), peraltro ben documentato in alcuni scritti ottocenteschi, fa riferimento all’abitato rurale, alla fattoria, e non ha nulla a che fare con Càscina.
Non potendo ricorrere ad un documentato sinonimo della cultivar, perché non ve ne sarebbero, questo antico vitigno, dopo aver dimostrato interessanti attitudini in anni di prove colturali ed enologiche, rischia di non poter essere registrato se non con un nome diverso, che non gli è mai appartenuto e che nulla ha che fare con il patrimonio culturale locale.
Sorte analoga pare esser destinata al Gamba di pernic,e una cultivar astigiana già coltivata nel 1700, così denominata per il colore rosso violaceo del raspo e del peduncolo del grappolo. In questo caso è il termine “pernice” a non essere accettato, per via della già registrata e protetta denominazione “Occhio di pernice” riferita ad un vino rosso ottenuto in Toscana da uve appassite.
E pur se qualcuno ha fatto notare che… “un occhio non è una gamba!”, ai potenziali produttori del Gamba di pernice (un rosso gradevole dai sentori speziati) non rimangono molte altre possibilità, considerando che esiste in altra località un sinonimo del Gamba di pernice, potenzialmente utilizzabile, corrispondente però a Neretto, un appellativo già ampiamente inflazionato in campo viticolo.
Per la citata norma che vieta i riferimenti geografici, il Riesling renanoè diventato ufficialmente Riesling: la cosa non può che favorire la confusione con il Riesling i-ta lico, che in ogni caso “italico” ha dovuto rimanere.
Una situazione simile si è avuta con il vitigno minore Bonarda piemontese , ribattezzata Bonarda. Purtroppo, però, Bonarda è il sinonimo ufficiale (dunque riportato nei disciplinari dei vini DOC) della Croatina in Oltrepò Pavese, col che sarebbe stato meglio, per amor di chiarezza, che la Bonarda rimanesse “piemontese” e il Riesling “renano”. Anche perché, per la citata lista ufficiale dei sinonimi, il Riesling italicpouò essere definito semplicemente Riesling, anche in etichetta. Ma in realtà non vi possono essere vini più diversi, anche nel valore, di quelli ottenuti dalle uve del Rieslingre nano e dell’italico, né due vitigni più dissimili per caratteri agronomici ed esigenze climatiche. Se questo non inganna il consumatore, certo lo disorienta.
E altrettanto disorientamento non può che produrre la possibilità di etichettare genericamente come Malvasia vini DOC o IGT che provengono da una schiera di vitigni alquanto diversi, a bacca bianca o nera; o come Moscato, Moscatello o Moscatellone i vini ottenuti con il Moscato bianco, con il giallo, con lo Zibibbo, con il Moscato di Terracin a: tutte uve a sapore moscato, è vero, ma con profili aromatici e caratteristiche compositive diverse. O ancora come alcuni Lambruschi, che non solo, pur diversi, possono essere genericamente indicati Lambrusco , ma che possono anche esser denominati Groppello (Groppello Grasparossa, Groppello Maestri, ecc.), proprio come altri 3 Groppelli compresi nel Registro (Gentile, di Mocasina e di S. Stefano), singolarmente identificati, per oltraggio a Riesling e Bonarda, con specificazione geografica!
Sicuramente non è facile dirimere in modo univoco e rigoroso i problemi che la denominazione dei vitigni comporta, data la complessità del nostro assortimento varietale, l’intreccio dei sinonimi e degli omonimi e gli interessi legittimi degli operatori locali. Tuttavia, credo che occorra in tutto e per tutto tendere alla massima chiarezza e trasparenza, senza trascurare i diritti dei produttori, ma ricordando anche