EDITORIALE
di Giusi Mainardi

Quando vendimiare uvas?

Nei diversi archivi italiani, tra i molti documenti che riguardano la storia della vite e del vino e che meriterebbero di esse restudiati approfonditamente, si trovano delle interessanti serie di bandi vendemmiali emanati nel periodo medievale e nel Rinascimento.
Sono testi di carattere ufficiale che ci indicano, anno dopo anno, quanto stabilito dalle autorità locali in merito alla fissazione della data di inizio della vendemmia. Una data assolutamente da rispettare da parte dei vignaioli, salvo incorrere in multe severe.
Questi bandi vendemmiali rappresentano delle fonti di informazione che sono interessanti per molte ragioni. Ce ne occupiamo qui ed ora perché offrono un buon spunto per fare un rapporto con la particolare annata viticola vissuta nel 2007 e con le discussioni che ne sono derivate.
Percorrendo e confrontandole date antiche,si ricava un indizio evidente del cambiamento climatico che avvenne in Italia alla fine del Medioevo.
Infatti, se nel 1300l'inizio della vendemmia era mediamente situato verso la fine di settembre o i primi giorni di ottobre, gradualmente la data anticipa, arrivando nell’arco di due secoli alla metà di settembre.
Furono cambiamenti graduali e lenti che però dovettero condurre a dei mutamenti nelle condizioni generali dell'attività vitivinicola.
Oltre ai mutamenti culturali e alle nuove condizioni storiche della nostra penisola, non è forse da scartare una influenza climatica sull’introduzione, proprio in quello stesso periodo, di nuovi metodi di coltivazione della vite e sulla intensa diffusione nelle regioni italiane di varietà come i Moscati o le Malvasie.
Oggi, è ormai ben chiaro, ci troviamo di fronte a cambiamenti climatici accelerati che tendono ad anticipare fortemente le vendemmie e si prevede che questo andamento andrà a segnare anche la raccolta dell’uva nei prossimi decenni.
Considerato quanto è successo in passato, se leggiamo nella storia degli indizi di quanto potrà avvenire, allora dobbiamo aspettarci delle modifiche nelle tecniche di allevamento della vite, dei mutamenti nella base ampelografica, degli adattamenti che dovranno seguire le tecniche di vinificazione.
Senza pensare forzatamente a catastrofismi, si può invece provare a immaginare che ci saranno conseguenze grandi e piccole che si realizzeranno nelle vigne, nelle cantine, nei vini che si presenteranno sui mercati.
Ci si può porre quindi legittimamente qualche domanda: per quanto tempo rimarranno validi gli scenari di base analizzati finora, e che stanno tra l'altro portando alla nuova OCM vino? Come faremo per prevenire i cambiamenti o per adattarci ad essi rapidamente?
Ci possiamo preparare studiando quello che sta cambiando.È in effetti quello che si sta facendo. Come dice Mario Castino, l’aumento delle temperature medie, in particolare notturne di questi ultimi anni sta ad esempio ponendo i tecnici di fronte a uve carenti di acidità; anche Anna Schneider nella rubrica "L’angolo della vigna", dice che quest’ultima annata è stata una palestra per far maturare l’esperienza di tecnici e viticoltori.Ci si è dovuti cimentare seriamente contro gli attacchi di fitofagi, di legno nero, flavescenza dorata, infezioni di peronospora e oidio. I vitigni hanno reagito a queste condizioni in modo diverso, alcuni hanno sofferto, altri potranno dare grandi soddisfazioni.
Nella sfera del proprio microcosmo, all’interno del quale ci si batte continuamente per ottenere ogni anno il meglio dall’uva e dal vino, si lavora in realtà ad un macrocosmo, ad un mondo molto più vasto che si va a costruire giorno per giorno.