L'ANGOLO DELLA VIGNA
di Anna Schneider

 

Gaglioppo, Magliocco, Arvino, Mantonico e…
Sangiovese!

Riprendiamo il nostro viaggio ampelografico in Calabria, una “terra d’uve”, come l’ha definita Marilena De Bonis evocandone le molte viti e i vini del passato. Uno sguardo all’attuale assortimento varietale, emerso da un recente studio condotto dal CNR, Istituto di Virologia Vegetale, dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige (oggi Fondazione Edmund Mach), dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dall’Azienda Fratelli Librandi di Cirò Marina, non solo ha confermato la ricchezza di questa regione in vitigni tradizionali, ma ha anche cominciato a far luce sulla loro identità.
Si è così appurato che il Magliocco dolce è forse la cultivar più diffusamente presente nei vigneti tradizionali della regione, dal nord all’estremità meridionale, “mascherata”, per così dire, da una quindicina di denominazioni diverse tra cui Arvino, Lacrima nera, Guarnaccia, Terravecchia, Merigallo, Maglioccuni, Marsigliana, Greco nero e altre ancora.
Nelle diverse località i viticoltori si sono convinti di allevare viti diverse, ma in realtà queste corrispondono alla stessa cultivar. Selezioni locali le hanno solo leggermente differenziate ad esempio per i caratteri del grappolo, talora piccolo e privo di ali, talora più allungato e con un’ala ben sviluppata.
Un altro vitigno, il Gaglioppo, presenta una variabilità intravarietale altrettanto spiccata che il Magliocco. Questa variabilità tuttavia non ha determinato la comparsa dello stesso numero di sinonimi, forse perché il Gaglioppo è un vitigno di certo intensamente coltivato, ma in un’area geografica più ristretta.
Il Mantonico ad uva bianca è una delle cultivar più tipiche della Calabria. Anche se la sua coltura è limitata, se ne apprezza giustamente l’elevato valore enologico e la personalità che conferisce ai vini. Viene vinificato secco, ma anche dolce da uve appassite e vi sono state esperienze nell’ottenimento di spumanti. È bene però chiarire che il Mantonico, definito localmente Mantonacu viru, (il “vero” Mantonico), è distinto dal Montonico bianco.
Quest’ultimo è infatti una cultivar dell’Italia Centrale che, oltre che in Calabria (dove è chiamata anche Greco), è presente pure in altre regioni del Sud tra cui la Puglia. Non pare invece che il “vero” Mantonico sia coltivato altrove.
Per altre cultivar considerate tradizionali calabresi, si è scoperto invece che sono tipiche anche di altre realtà colturali della nostra penisola. È il caso ad esempio della Malvasia bianca lunga o del Chianti. Con il nome di Malvasia bianca o con denominazioni locali come Tundulillu o Lancu tundu, è presente da tempo nei vecchi vigneti della Calabria, come del resto nella vicina Sicilia, e non va confusa con una Malvasia introdotta di recente che è la Malvasia di Candia.
Dalle ultime indagini pare che la Malvasia del Chianti, intensamente coltivata in Toscana, sia una delle cultivar storicamente più diffuse: non solo in tutta l’Italia Centrale, ma anche nei vecchi vigneti di Liguria, Veneto, Puglia (oltre che Calabria e Sicilia) mentre è interessante rilevare che corrisponde alla Maraština dalmata e al Pavlos di alcune isole greche, uno storico, probabilmente antico vitigno di cui è per ora ignota l’origine.
Proprio alla Calabria, invece, ricercatori della Fondazione E. Mach ritengono che il Sangiovese sia in qualche modo legato, non soltanto perché lo si ritrova nei vigneti storici della regione, ma perché i suoi probabili ascendenti sarebbero geneticamente vicini al germoplasma viticolo calabrese. Un altro vitigno storico italiano, dunque, ben presente nei vecchi vigneti della Calabria di solito definito con il nome di Nerello o Negrello e mai fino ad ora riconosciuto come Sangiovese.
Nota curiosa in relazione alla presenza storica del Sangiovese nel Sud Italia: in collaborazione con Stella Grando della Fondazione E. Mach, abbiamo rilevato che un genotipo identico al Sangiovese, ma con uve sprovviste di semi, chiamato Corinto nero (ma distinto dal Corinto tradizionalmente coltivato in Grecia), non solo è sporadicamente presente sulla costa tirrenica calabrese, ma è pure quello tradizionalmente coltivato nelle isole Eolie insieme alla Malvasia di Lipari.